Dall’ex carcere le origini della città


Un grande progetto che ha unito più obiettivi dando vita alla riscoperta del passato in un dialogo intergenerazionale, dall’esperienza degli archeologici e studiosi di settore a quelli del futuro. “Rodige” è il titolo del progetto che, con a capo Lions Club Rovigo, ha visto la collaborazione tra Cpssae, Archetipo srl, museo dei Grandi Fiumi e istituto Casalini. I primi risultati di questo percorso sono stati presentati ieri pomeriggio alla sala Flumina.
Tante le persone presenti che hanno affrontato la pioggia per esserci e per poter vedere concretamente le prime scoperte appartenenti agli scavi all’ex carcere di Rovigo, ma tanto ancora c’è da fare e da esporre, un passo alla volta.
A portare il saluto ai benvenuti, Ruggero Zambon, presidente di Lions Club Rovigo che da sempre sostiene la cultura della città, anche in ambito artistico. Dopodiché la parola è passata a Valeria Cittadin, dirigente dell’Istituto Casalini i cui studenti hanno lavorato a stretto contatto con gli esperti, in particolar modo con la loro professoressa Alessandra Marcante, per toccare con mano, pulire e studiare le ceramiche che venivano trovate nel luogo di scavo. E ancora, a intervenire è stata Chiara Vallini, curatrice del museo dei Grandi Fiumi, che ha sottolineato come il museo sia in perenne divenire grazie all’accrescersi e al nuovo organizzarsi delle collezioni. Tanto sarà il lavoro da fare con quanto trovato in questo scavo dato che solo una piccola parte è stata mostrata al pubblico, ma ci sono ancora ben dieci casse di materiali da vagliare e valorizzare.
Dopodiché, si è formato il tavolo tecnico con Raffaele Peretto per Cpssae, Claudia Fiocchi come archeologa in questi scavi, Michelangelo Munarini per il proprio contributo sulle ceramiche, Alessandra Marcante per illustrare il progetto didattico unitosi a quello scientifico.
Una vera e propria ricchezza quella trovata in quello che doveva essere il monastero delle monache della Santissima Trinità, un unicum a Rovigo per qualità e quantità. Tredici gli studenti coinvolti che hanno potuto toccare con mano che cosa significa fare l’archeologo.
“Il risultato di quanto trovato – ha detto Peretto – è davvero importante e, con un team di esperti, si è potuto scoprire un mondo nuovo, tutto da esplorare. Importante anche il coinvolgimento di giovani studenti che possono diventare gli archeologi di domani”. “Le ceramiche – ha continuato Munarini – sono oggetti che ci testimoniano una quotidianità, ci permettono di capire com’era la vita in un certo momento della storia”. “Abbiamo lavorato tanto – ha concluso Marcante – in primis i ragazzi che si sono davvero sporcati le mani e mi hanno già chiesto di poter continuare, segno che questo progetto ha anche colto il loro interesse”.
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